Gia
fin dall'inizio si nota un errore di come si pone l'autore, e
cioè tutta la chiesa, perchè è un pensiero comune a tutta la
chiesa di Dio.
"Ma
non è davvero bello che uno, da una parte, pianga i propri peccati
quando si pente, e dall’altra accumuli motivi di pianto tornando a
peccare. Infatti sta scritto: “Lavatevi, purificatevi, togliete il
male dalle vostre azioni, dalla mia vista. Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene” (Is 1,16).
Per
questo motivo Cristo, mentre nella precedente domanda ci insegnava a
chiedere perdono dei peccati, in questa ci insegna a chiedere di
poterli evitare, ossia di non essere indotti nella tentazione per la
quale scivoliamo nel peccato, e ci fa dire: “Non ci indurre in
tentazione”."
Da come parla Giuliano Zoroddu, si vorrebbe far credere che Gesù insegna la preghiera del Padre Nostro come se Lui stesso non si fosse rivolto al Padre, ma solo esclusivamente in modo asettico, questo non è affatto vero; mentre la preghiera stessa è annunciata da Gesù proprio innanzi al popolo e agli apostoli, perchè doveva essere un messaggio per tutti, ma allo stesso tempo era Lui stesso che si rivolgeva in prima persona al Padre Celeste e lo prega insegnando tali parole. E' Lui che manifesta verso il Padre Celeste questa preghiera che noi recitiamo, fatta per noi, ma è sempre Lui che si rivolge al Padre, è sempre Lui con il suo personale Amore, verso il Padre il Suo tutto, il Suo unico bene e il più grande in assoluto, di cui Gesù stesso dice del Padre Celeste che è l'unico che può essere chiamato Padre e Buono, per cui la preghiera è detta con i sentimenti di Gesù verso il Padre che Egli ama tanto; non avrebbe mai e poi mai potuto dire innanzi al Padre Suo Celeste che Egli lo avrebbe indotto in tentazione qualsiasi interpretazione si voglia dare alle parole Indurci intestazione, perché il Padre essendo in Lui stesso non gli avrebbe mai permesso di dir una cosa del genere, contro se stesso e contro la sua stessa divinità.
Consiglio
leggersi questo altro mio articolo(Qui) e
anche questo(qui)
"Quanto
al primo interrogativo, diciamo che tentare non è altro che saggiare
o mettere alla prova, sicché
tentare l’uomo vuol dire provare la sua virtù."
Questa
è una menzogna.
Stando a
quanto il Signore Dio mi ha spiegato e insegnato, l'uomo non conosce
profondamente tutte le parole, per cui due parole che potrebbero
apparire simili, possono essere diverse perché uno ha un senso maligno
e l'altra benigno, infatti diceva che tra tutte le parole che
noi usiamo ce ne sono molte che assomigliano per senso, ma hanno un
valore maligno o benigno.
Ora:
La
parola tentare deriva
dalla parola toccare leggermente o meglio dire punzecchiare,
solleticare, stimolare, scovare , trovare, cercare il modo per ottenere un
risultato a favore di chi lo provoca, ma sempre con una
connotazione di tipo maligno.
Le
due parole sono diverse, tentare deriva dalla parola tentatore cioè
colui che porta la
tentazione con
sé ed in se, la tentazione è una parola che ha in se stessa la
volontà di agire nel male.
Tentare
oltretutto ha il senso di trovare, scovare, insinuarsi, cioè
arrivare e raggiungere il punto dolente, quindi cerca con malizia il
punto debole dell'essere umano.
"provare
la sua virtù." la virtù non
si prova usando la malignità, ma semmai provando o ponendo una prova
che non è intesa come tentazione ma come atto di voler comprendere
se l'uomo ha inteso la lezione o ha compreso il suo errore.
Un
esempio può essere Giobbe metto l'articolo(qui) e
anche questo (qui)c'è
già scritto tutto.
Mentre
la parola provare
o prova ha
un valore di tipo benigno, per cui è usata unicamente da chi ha in
se la bontà.
Provare
una persona se essa è onesta o meno, non è una tentazione è un
modo per vedere se questa persona dice la verità; questa è un
azione benigna volta ad ottenere una verità, non volta a provocare
un male.
La
tentazione o il tentare è solitamente un azione di tipo subdolo,
è un aspetto completamente differente dalla "prova",
perché viene determinata dal solleticare o punzecchiare la
persona al fine ultimo di ottenerne un azione di genere maligno,
provocare un azione o una reazione.
Si
dice la prova d'esame, ma non si dice la tentazione d'esame, perché
le due parole conducono due sensi diversi.
“Il
Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore
vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Dt 13,4).
il
commentatore da questa risposta:
“Risulta
perciò chiaro che Dio tenta incitando al bene.”
Questa
risposta, è sbagliata perché vuole dar un senso negativo alla frase
che indica il comandamento di Dio. Mettere alla prova non significa
tentare, ma significa cercare di capire se quelle persone amano
veramente il Signore e la prova generalmente è molto diversa nella
sua azione che la tentazione. Una prova è composta da un azione di
tipo benigno, cioè il Signore saggia la tua fedeltà a Lui. Mentre
la tentazione ha un valore completamente opposto alla prova ed è
fatta anche per ottenere un danno dal soggetto cosa che Dio non vuole
ottenere, un danno da una prova; il fatto di Abramo per esempio, che
Dio chiese il sacrificio del figlio, questa fu una prova ma non ci fu
il sacrificio perché il Signore voleva vedere fino a che punto
Abramo avrebbe retto e fino a che punto era disposto a sacrificare il
figlio suo per amore del Signore, ma Dio non voleva far uccidere il
figlio, infatti poi lo ferma. La tentazione invece è fatta con fini
malevoli.
E
chi tenta non è Dio, ma l'accusatore cioè Satana stesso, perché
altrimenti non avrebbe senso l'esistenza del maligno, se egli stesso
non fosse il tentatore per eccellenza.
Come
fa osservare l'autore dell'articolo Giacomo è chiaro sulla natura di
Dio e non ha in se confusioni:
“non
tenta nessuno al male” (Gc 1,13).
per cui si nota che, chi scrive quell'articolo sta arrampicandosi sugli
specchi, perché contraddice le parole stesse degli apostoli.
“Vegliate
e pregate, per non cadere in tentazione” (Mt 26,41).
Questa
è un incitazione a non addormentarsi nel peccato, cioè a non
adeguarsi al peccato, perchè il tentatore è
sempre sveglio, non ha un senso di prova, ma comunica quale sia
l'azione del tentatore di come egli agisce in noi. Quindi dice di pregare e vegliare, stare attenti affinché non siamo tentanti.
“Per
questo satana è detto espressamente il tentatore “(Mt 4,3; I Ts
3,5)
Tentatore è colui che attenta all'anima dell'essere umano, colui che porta una provocazione al fine di ottenere un risultato e quindi un azione malevola.
“Figlio,
se ti presenti per servire il Signore,
preparati alla tentazione”
(Eccli 2,1).
Questa
farse è un avvertimento del Signore.
Ma
questo non significa che il Signore ci tenterà, sbaglia
interpretazione, invece il Signore ci avverte che esistendo un
tentatore egli stesso ci tenta e quindi ci attacca con la tentazione.
Paolo
dice:
“Nessuna
tentazione vi ha finora sorpresi se
non umana;
infatti
Dio è fedele e non permetterà che siate tentati
oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via
d’uscita e la forza per sopportarla” (1Cor 10,12).
Intanto
fa capire che le tentazioni spirituali gli apostoli non le hanno
avute, però dice che quelle umane si, questa non sarebbe una bella
cosa detta da Paolo a guardar bene, come se avessero fatto dei
peccati di tipo carnale.
“non
permetterà che siate tentati oltre le vostre forze” questo
significa che Dio li avrebbe protetti, difesi.
“ma
con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per
sopportarla”
Qui
non intende dire, che da la tentazione, cioè che Dio stesso porta la
tentazione, perché non è possibile, ma intende dire che quando
viene la tentazione, cioè il tentatore, Dio ci mostra la via per
poter evitare la tentazione e quindi anche da forza spirituale e
morale per poterla superare, perché la frase non avrebbe senso, se
fosse Dio a dare la tentazione se poi esso stesso ci mostra la via e ci conferisce la forza per superare la stessa, o ti da l'una o ti da
l'altra. Non ti può tentare per poi darti pure la soluzione o come
uscire dalla questione è un assurdità, perché altrimenti “la
tentazione-la prova” non avrebbe senso, semmai la soluzione la deve
trovare colui che è tentato, non certo, viene da chi ti tenta, per
cui la frase non è logica.
“Rispondo
che si dice che Dio induce al male nel senso che lo permette,”
Qui
si vorrebbe far intendere che la parola indurre avrebbe lo
stesso senso di permettere ma non è affatto vero, chi induce
non permette, sono due parole con senso diverso, indurre significa
tentare, far fare qualcosa contro la propria volontà o la volontà
altrui, suggerire subdolamente, anche portare qualcuno in un posto o
verso una destinazione o verso un pensiero di un certo tipo.
Invece
la parola permettere, significa concedere, ha un senso che non
ha nulla a che vedere con il termine indurre.
Qui
si vuole veramente far credere che le due espressioni indicano che
Dio sia la causa della tentazione, quando non è affatto vero, Dio
non permette nessuna tentazione.
Il
Signore mi ha spiegato che non ha istillato negli uomini le
parole a caso, perché essi le intendessero come volevano, ha
insegnato le parole fondamentali secondo il suo metro, secondo quanto
Egli stesso ha in Se.
Che
poi nel corso della storia l'uomo abbia aggiunto, manipolato e
cambiato o inteso come ha voluto, è un altro discorso .
Dio
mi ha spiegato
che il maligno quando divenne tale, prese su di se tutto il senso di
tali termini diventando essi stessi suo dominio, non che Dio non
possa usarli, ma essendo Esso Stesso fonte di ogni bene e fonte della
Vita Eterna quindi Verità, li usa solo per far capire i concetti, ma
non li usa nell'agire, se nonché sia
spinto al farlo, dall'agire umano, per esempio quando si parla
dell'ira di Dio"lento alla collera", perché
ogni potere viene da Dio Stesso.
Fu
il Signore a far capire ai progenitori che satana era un tentatore,
perché fu Dio ad insegnare loro la capacità del parlare e il senso
delle parole. Per cui poi essi si espressero secondo quanto Dio
stesso mise nelle loro menti, quindi è Dio che indica in satana
colui che tenta e colui che è ad Esso avverso, cioè avversario, non
sono i progenitori che lo sanno, lo comprendono grazie alle parole
stesse da Dio insegnate loro.
Oltretutto
c'è anche da dire un altro aspetto, le parole in origine non erano
molte, era le essenziali, sopratutto i verbi erano pochi, dai
quali poi nel corso della storia si sono generati altri ed altre
parole. Le parole in origine avevano sensi diversi dalle nostre, per
cui bisogna anche far attenzione. Un'esempio la parola Lucifero non
era indicata come il nome di un diavolo, ma era un termine che
indicava la maestà dei re nell'antichità,
come riporto in questo mio
articolo(qui);
questo per far capire che molte parole nel corso della storia hanno
cambiato senso o è stato aggiunto un senso anche erroneo alle
stesse, quindi l'interpretazione o la traduzione di testi non
può essere giusta se
non si ha in se lo spirito consolatore, che ti dice o
ti fa capire se quanto stai pensando o affermando è
giusto o
no.
Non
tutti santi nel corso della storia lo avevano, infatti l'apparizione
di quell'angelo a S.
Agostino 354-430 d.C ci fa capire proprio questo, che il santo non parlava con Dio sempre,
ma esprimeva concetti che credeva in se stesso giusti, ma il Signore
lo rimproverò dicendogli di fermarsi, cosa che non fece, per tanto
gli errori di Agostino si perpetrarono nel tempo ad altri santi,
venendo
assunti come concetti o testi di ispirazione divina, quando non lo
erano. Non posso dire che tutto sia errato, però quando Dio ti riprende e ti ferma nel tuo agire, fa capire che il modo di ragionare di Agostino non era giusto la frase usata dall'angelo per rimproverare Agostino e chiedergli di fermarsi nella sua opera della sua mente fa capire bene, che il riproverò riguardava la presunzione di conoscere lo scibile umano, cosa che l'angelo gli fa capire che stava sbagliando "E tu come puoi pensare di comprendere Dio, che è infinito, con la tua mente, che è così limitata?!"
Poniamoci
della domande rispetto al contenuto dei vangeli e sopratutto alle
affermazioni stesse di Cristo Gesù.
Come
può Dio essere chiamato da Gesù Cristo “l'unico BUONO” tanto da
intimare a
qualsiasi
essere umano di non indicare in altri esseri umani,
l'essere buono, ed essere al tempo stesso un tentatore?
Non
è possibile o sei buono o sei tentatore, non esistono i due concetti
assieme sono in antitesi l'uno rispetto all'altro. Per cui il
termine tentare non si può affibbiare a Dio Padre, è
completamente errato questo pensiero, non solo è pure una bestemmia,
perché?
Non esistono solo le bestemmie anteponendo o posticipando
parolacce al Nome Santo di Dio o ad un suo riferimento, ma anche
scrivendo e divulgando concetti erronei, che vanno ad insegnare
bestemmie contro Dio stesso.
Per
cui, chiediamoci, Nostro Signore Gesù avrebbe bestemmiato il
Padre Suo?
Ma
nemmeno a pensarlo, per cui come poteva insegnare una preghiera
contenente un induzione al male? Non poteva, visto che esso stesso si
rivolge con quella preghiera al Padre Suo in prima persona, anche se
poi Lui stesso non ne fa uso, ma il fatto stesso di enunciarla alla
presenza di Dio, perché Dio era sempre presente in Lui stesso ogni
istante, per cui tutto quello che affermò, non poteva che essere
perfettamente in linea con i suoi stessi pensieri, cioè con quelli
di Dio. Chi
non capisce questo, non ha mai avuto realmente a che fare con Dio
stesso. Ora gli esegeti e/o teologi dicono che il testo in greco significa altro, ma quello che costoro non pensano è che la preghiera non fu data da Cristo in greco, ma bensì in Aramaico, lingua completamente diversa, questo è il vero problema.
E'
possibile invece, che la traduzione dall'aramaico al greco sia stata
errata proprio da coloro che l'hanno udita dagli stessi evangelisti?
Direi molto
probabile,
visto che nessuno l'aveva scritta dopo che Gesù la annunciò
la
prima volta,
per cui la divulgazione
della preghiera era solo orale, non vi era nulla di scritto. E' quasi
certo che l'errore avvenne proprio nella traduzione dall'aramaico
al greco, probabilmente chi scrisse tale preghiera ha
interpretato cercando di avvicinare il senso della preghiera
orale aramaica
alla lingua
greca, tentando
di comprenderne il reale senso, evidentemente non ci riuscì, nel
far questo molto probabilmente ha scritto sbagliato.
Quel
che è peggio che i santi, abbiamo protratto nel tempo lo stesso
errore, probabilmente facendo la stessa cosa che fece S.
Agostino
riflettendo con le loro menti i misteri di Dio infiniti
e cogliendo un errore come verità. "E tu come puoi pensare di comprendere Dio, che è infinito, con la tua mente, che è così limitata?!"
Questa frase per di più sta anche ad intendere che senza l'opera dello Spirito Santo, nessun uomo può capire i misteri di Dio, e ciò fa anche capire che quando l'angelo del Signore, disse queste parole ad Agostino in quel momento lo Spirito Santo non era presso di lui, evidentemente era già da un bel po di tempo che Dio osservava gli errori di quest'uomo Agostino, poi fu necessario un Suo intervento, ma dobbiamo chiederci Agostino cambiò linea o non capì il gentile rimprovero di Dio?
Anche
S.
Tommaso
non ha ricevuto parola dallo Spirito Santo, in
questo ambito,
perché
Egli lo
S. Santo
non avrebbe permesso di scrivere cose non conformi, questo suo
ragionare è solo unicamente proveniente dalla sua stessa
mente, anche lui fa lo stesso errore di Agostino ragiona con la sua mente senza il consiglio dello Spirito Santo e così molti altri santi del passato che erroneamente pretendevano di imporre una loro visione delle scritture in base ai loro ragionamenti e/o prendevano da altri facendo loro i pensieri degli altri, errando
anch'essi fuorviati da simili pensieri, cioè dal loro stesso pensare e ragionare.
Perché
ragionavo con il loro pensiero e non ascoltavano la parola di Dio in
loro.
Come dico sempre "quando l'uomo studia l'uomo rimane nell'uomo"
Dobbiamo ricordare per chi non lo sapesse o non ricordasse, che anche GPII, fece mettere ai voti il cambiamento della preghiera e per 1 solo voto non passò, quindi il proposito di un cambiamento era già in atto, e poi lo stesso Benedetto XVI nel 2008 propose per il cambiamento con la formula "non abbandonaci alle tentazioni" oggi confermata e sottoscritta dalla CEI, ma ancora non confermata da Francesco I°, per cui la responsabilità del cambiamento realmente non è esclusivamente di Bergoglio ma anche di BXVI che prima di lui ne chiese modifica. Non voglio difendere nessuno, ma per dovere di cronaca dir la verità è giusto. Come riportato in questo articolo(Qui) ""Apriti cielo, le sedicenti “bussole” cattoliche, silenti quando avvenne la modifica ai tempi di Ratzinger, hanno trovato il nuovo appiglio per condannare nuovamente il Papa all'eresia: Bergoglio osa cambiare la parola di Gesù. Sorpresa invece sul Secolo d’Italia: «Il Papa e il Padre Nostro: ma le correzioni le aveva già fatte la Cei al tempo di Ratzinger»."
Ora perchè è stato necessario cambiare quella frase del Padre nostro?
Perchè principalmente la preghiera viene recitata nella lingua locale che è l'Italiano, per cui nella nostra lingua le parole assumono sensi differenti rispetto alla traduzione e tradizione Greca, infatti indurre in greco “εἰσενέγκῃς” (eisenekes) il verbo greco “eisenekes” è l’aoristo imperativo di “eispherein" che indica movimento in un certa direzione, si traduce con guidare verso o in, o anche introdurre dentro, cioè indica una direzione, un orientamento, andare verso, in sostanza il termine indicherebbe di non andare verso una direzione, cioè di non essere direzionato o non andare verso la tentazione, però dire andare verso quella direzione, è come dire entrare, questo è un verbo di movimento, che tranquillamente può sostituire introdurre dentro, quindi indica anche procedere verso una certa meta, visto che non si sta parlando in senso figurativo, ma dell'essere umano e delle sue azioni, intenzioni e volontà, quindi la parola andare verso indicherebbe procedere, ma anche impedire che si vada in quella direzione, praticamente è come se si dicesse non permettere che entriamo nella tentazione cioè non farci accettare la tentazione, è praticamente una richiesta di aiuto, di soccorso. Credo che la parola fosse proprio non farci entrare nella tentazione indicante cioè un accettazione, perchè in questo caso l'entrare era intenso dentro di noi, non far entrare dentro di noi la tentazione o anche non permettere che entri, è questo il vero senso, si potrebbe anche leggere la frase greca in questo modo, fa si che io non accetti la tentazione, secondo me era intenso come accettazione del male, cioè fai in modo che non entri dentro di noi, andare verso una direzione, quindi la parola Greca e il relativo senso che porta con se, non è troppo facile da comprende per noi Italiani.
Visto che realmente la traduzione dall'espressione parlata in aramaico non esiste testo del I° secolo a confermarla e tradotta in Greco sia stata difficile da comprendere, per cui penso proprio che per tentare di formare una sola parola, abbiano estrapolato un termine non esatto a quello che era la vera intenzione di Cristo. Ritengo che la formula espressa realmente da Cristo era un espressione di soccorso, di aiuto quindi la vera espressione era non permettere che entriamo nella tentazione cioè difendici dalle tentazioni oppure impedisci di cadere nella tentazione come recita il vangelo di Matteo 24,41 "Vegliate e pregate per non cadere in tentazione; perché lo spirito è pronto ma la carne è debole". il verbo cadere è di movimento e praticamente indica l'ingresso cioè entrare nella tentazione è una frase di soccorso di aiuto, chiediamo a Dio di essere soccorsi , aiutati a non cadere nella tentazione, ben diversa dalla frase indurci in tentazione anche nella sua interpretazione greca ma non è giusta, invece è giusta la frase proposta proprio nel vangelo di Matteo. è probabile che la frase corretta fosse simile a quella proposta proprio dalle parole di Gesù nel discorso del Getsemani, poteva essere fa si che non cadiamo nella tentazione oppure fa si che non accettiamo la tentazione, anche perchè la tentazione è un accettazione, il tentatore non attecchisce su chi non lo accetta, per cui pare proprio corretta questa espressione. Quindi deve esserci un'accettazione del soggetto alla tentazione, solo chi accetta il tentatore in sé, cioè lo fa entrare dentro di sé, cade nel peccato della tentazione cioè si fa tentare, è proprio un espressione che indica di non permettere al tentatore di entrare dentro di noi. Quindi anche il preservaci dalle tentazioni , come anche custodiscici rientra nella medesima indicazione del non far entrare la tentazione in noi, non permettere che cadiamo nella tentazione, tutte espressioni di movimento. Quindi deve essere trovata una parola che indichi tutti i verbi di movimento che possono essere accomunati sotto un unico verbo d'origine è molto probabile che Gesù abbia usato un verbo che sta alla base di tutti i verbi, proprio per dar alla parola stessa massima lettura e quindi il senso maggiore possibile
fa si che non cadiamo nella tentazione
non far entrare dentro di noi la tentazione
fa si che io non accetti la tentazione
fai in modo che non entri dentro di noi
La frase è una chiara richiesta di soccorso o aiuto che facciamo verso Dio.
Ora da quando hanno deciso di rendere la preghiera italianizzata, per farla conoscere a tutta la popolazione di origine latina, ecco che si è reso necessario far capire meglio cosa s'intendesse per indurre in tentazione, dato che la lingua Italiana ha come detto un senso molto diverso dalla lingua greca e quindi l'indurre ha preso un senso moderno del termine, indicando in Dio colui che porta alla tentazione, è questo il sentore che il popolo sente nella preghiera stessa, ed effettivamente è il senso che la preghiera ha preso; il problema è che il 90% della popolazione Italiana non conosce il greco per cui non avrebbe mai potuto comprendere tale senso, anche se la chiesa può averlo spiegato, per cui era necessario porre un variante al testo stesso, in modo da far comprendere a tutta popolazione che non s'intendeva quell'espressione secondo il dizionario Italiano, ma in altro modo, per cui credo che il tentativo da parte dei pontefici fu quello di cercare una soluzione che potesse in qualche mo avvicinare le due realtà e far capire quale fosse l'interpretazione migliore, anche quella trovata da Ratzinger e adesso proposta dalla CEI, direi che non va bene comunque sia, non rende l'idea della traduzione Greca.
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