Parliamo di Carismi.
Il termine Carisma
Indica principalmente un dono
dello Spirito santo e consiste in una capacità particolare che il fedele
dimostra innanzi alla comunità sia dei fedeli che dei non fedeli. (tutti) .
Prima di tutto il carisma in senso teologico è quella caratteristica non
umana di solo appannaggio di Dio, infatti è Dio che trasmette all’uomo un
carisma e questo dono di Dio è un dono definito dello
Spirito Santo, di carismi ve ne sono tanti quanti sono i poteri dello Spirito
Santo, aldilà dei carismi specifici che appaiono principalmente pochi, ma in
realtà essi sono tantissimi.
Il carisma in definitiva non è altro che il potere che Dio dispone per
se stesso e che lo amministra dandolo ad un essere umano, cioè prestandolo, il
dono/carisma/potere non è definitivo, cioè il soggetto non possiede il dono, ma
esso viene concesso al soggetto per volontà diretta di Dio stesso, ma solo ed
esclusivamente a quel soggetto e a nessun altro.
Il carisma
può passare da persona a persona ? NO! Non
può passare perché esso essendo stato attribuito da Dio stesso, solo Dio lo può
concedere ad altri, ma in quel caso,
esso non lo strapperà al soggetto che lo ha donato, ma Dio ne darà altro ad
altri se esso lo ritiene giusto ed opportuno.
Il dono
o carisma o potere un carismatico, lo può perdere? Si certamente! Ma se Dio decide di togliere per
dono, carisma o potere ad un soggetto, è Dio solo che decide, il soggetto non
può decidere di togliersi il dono,, non può decidere di donarlo ad altri.
La chiesa in virtù del fatto di essere ammiratrice della
parola di Dio, può sottrarre ad un qualsiasi essere umano, un
dono/potere/carisma? No mai! Non ha e non dispone di questo potere, perché altrimenti Dio avrebbe
dovuto consultarsi con i vertici della chiesa, e l’ordine dei vescovi e dei
cardinali e il papa, stesso per attribuire un carisma, per cui, se Dio fa da
se, significa che bai passa la volontà umana della chiesa, e non chiedendo alla
stessa e alle autorità della chiesa alcun permesso, esso supera la chiesa nella
decisione di scegliere i suoi carismatici, i suoi profeti e i suoi apostoli,
Dio non ha bisogno di nessuno per ordinare un apostolo, per fare un santo, per
creare un carismatico e ne tanto meno deve chiedere il permesso alla chiesa, ne
al pontefice, ne ad alcun vescovo o sacerdote.
Di conseguenza abbiamo che la Chiesa non può gestire e non può sottrarre,
mediante l’uso del suo potere che non esiste se non, esso, non viene
convalidato da Dio stesso! Cioè la
Chiesa non possiede alcun potere se Dio non lo da, alla chiesa, essa può
vantare di possedere dei poteri in virtù di quanto detto da Cristo, ma essa non
li possiede in realtà è sempre e solo, e solamente Cristo che li elargisce,
ogni benedizione, ogni esorcismo, ogni decisione che la chiesa prende in virtù
del santissimo nome d Gesù, dello Spirito Santo, del Padre e della Madre di
Dio, esso viene in realtà esercitato da Dio stesso, sempre che Dio lo conceda, perché
se per caso Dio non concede quella benedizione, esorcismo, rito, o qualsiasi
altra cosa, non avrà valore e non si compirà.
Quindi, nessun sacerdote, vescovo, cardinale o papa può sottrarre da
qualsiasi soggetto, sia appartenente alla Chiesa nel suo interno che fuori di
essa come popolo credente cristiano, alcun carisma. Dono o potere. La chiesa
non ha in ciò il potere spirituale per esercitare tale volere superiore a
quello esercitato da Dio stesso, perché già il fatto che Dio decise di dare ad
un soggetto un suo potere, la chiesa tentando di far credere all’uomo mediante
autorità che non possiede, perché Dio non gliel’ha data, essa si pone contro
DIO, stesso. Perché il dono di Dio , è stato determinato voluto e effettuato da
Dio stesso, sarà solo Dio a decidere se quell’essere umano è indegno di avere
ancora con se tale carisma la chiesa non può fare nulla che non sia a favore della
volontà stessa del Creatore Onnipotente Dio e del suo figlio unigenito Gesù
Cristo! Se le istituzioni della chiesa, pensano di superare la volotà di Dio e
decidere di sottrarre un dono, un carisma, un potere a chiunque sia, essa si
pone direttamente contro la volontà di Gesù Cristo e di conseguenza contro Dio
Padre stesso.
Quindi in sostanza quanto la chiesa ha fatto nei confronti del fondatore
P. Stefano M. Manelli, non ha alcun valore
spirituale, lo stesso P. Stefano M. Manelli, possiede tutti i doni che
aveva prima, nessuna autorità esiste superiore a quella di Dio, la chiesa non
ha potere di togliere proprio nulla!!! E il fondatore è ancora a tutti gli
effetti il detentore di tali carismi, la chiesa non può opporsi alla volontà di
Dio, Padre, Figlio Spirito Santo, non può!
Anche
il dono di esorcizzare è un carisma, infatti, ed è un carisma che Gesù da a
tutti coloro che credono in lui e non solo ai sacerdoti, è un dono diretto per
sua diretta decisione, il vangelo è molto chiaro in ciò. E le parole di Gesù
non possono essere disattese, neppure dalla chiesa che interpreta pretestuosamente
le sacre scritture e usa un potere che non possiede, per danneggiare alcuni
suoi componenti che fanno solo del bene alla comunità e al popolo.
Se non sarete candidi e puri come i bambini non entrerete nel regno dei cieli.
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19 marzo 2014 - 10:04
(di Maurizio Grosso) Un altro ritornello delle nuove autorità, dopo il commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata, dice così: il carisma fondazionale, che Dio ha ispirato a P. Stefano M. Manelli, seguito da P. Gabriele M. Pellettieri, e che la Chiesa ha definitivamente riconosciuto con l’approvazione pontificia del 1998, non appartiene più ai Fondatori ma alla Chiesa. Ergo a P. Volpi e alle nuove autorità. Conclusione affrettata e falsa, direbbero subito i
defensores novitatis. Ma vediamo perché.
Nuovo aut aut: o il fondatore o il carisma
Il carisma appartiene alla Chiesa. C’è del vero, certo, in questa posizione, ma non è tutto oro ciò che luccica. Anzi. Ad esempio, da qui, il carisma appartiene alla Chiesa, fino a denunciare nei timidi frati che si appellavano ai Fondatori perché si rispettasse il loro stile di vita, «gravi errori in campo ecclesiologico circa principi fondamentali della vita religiosa», insieme a «una grande
povertà spirituale e una
dipendenza psicologica incompatibile con la “libertà dei figli di Dio” che si presuppone in chi si impegna in una donazione totale al Signore per mezzo della consacrazione religiosa» (
Lettera dell’8 dicembre 2013), ne passa un bel po’.
Una sorta d’infantilismo spirituale è l’accusa, che non li ha portati a fare il salto di responsabilità. Quegli ignavi fraticelli, invece di prendere il cielo con le mani e salutare acclamanti il salvatore dell’Istituto, colui che avrebbe tratto i frati dalle caligini della deficienza spirituale, sarebbero invece non solo testardi, ma anche ignoranti: «Volete capire che il carisma appartiene alla Chiesa, sì o no!». E via con questi slogan.
I frati e i laici sarebbero ancora attaccati alla gonnella di P. Manelli, e questo li avrebbe portati a schierarsi, quasi in modo compatto, dalla parte della fedeltà ai Fondatori per preservare la fedeltà alla loro identità.
Altro è il fondatore altro il carisma. L’operazione che urge è dividere in modo drastico il carisma dal fondatore e così far rinsavire quegli sprovveduti con una teologia carismatica, di chi di vita religiosa se ne intende, e come, fino a stracciarsi le vesti, lui e i suoi collaboratori, al sol sentire: «il carisma lo ‘possiede’ il fondatore», «rimango dalla parte del fondatore per rimanere dalla parte dell’autentico carisma».
Carisma fondazionale, non potestativo
Bisogna anzitutto inquadrare il problema. Parliamo del carisma fondazionale, cioè di una grande ricchezza spirituale vivente nella regola, nelle costituzioni e negli statuti propri, i quali designano il diritto proprio dell’istituto, e non mirano certo a tarpare le ali della sequela radicale del Vangelo e della conformità al Christus patiens, ma a incanalarle nel solco veritativo di una tradizione spirituale, ascetica e mistica, che precede quel carisma e che si genererà poi anche a partire da quel carisma. Il carisma è un grande itinerario spirituale che, con il riconoscimento della Chiesa, diventa finalmente autentico: viene da Dio e porta sicuramente a Lui, esprimendo una tipicità nella via della santità cristiana, una nuova ricchezza dottrinale e spirituale.
Certamente il carisma è della Chiesa, quando l’Ecclesia Mater, riconoscendone la sua ispirazione divina, lo approva. La Chiesa non pretenderà però di sostituirsi all’ispirazione originaria sostituendosi al fondatore; al contrario, con l’approvazione darà al portatore del carisma proprio il suo status di “fondatore”. Infatti, spetta alla competente autorità della Chiesa «curare che gli istituti crescano e si sviluppino secondo lo spirito dei fondatori e le sane tradizioni» (Codice di Diritto Canonico, can. 576).
Al contempo, si permetterà a tutta la Chiesa di poter beneficiare di un nuovo dono, un nuovo itinerario della sequela Christi, disponibile ormai per tutti, anche per altri, religiosi e laici, che vorranno ad esso richiamarsi ed ispirarsi. Appartenenza del carisma alla Chiesa significa finalmente cattolicità di quel carisma: un dono fatto non solo a quella famiglia religiosa, ma a tutta la Chiesa, ad ogni cristiano.
Invece, p. Volpi e i suoi discepoli difendono con le grinfie l’ecclesialità del carisma in modo da blindarlo e così strapparlo ai “neo-dissidenti”: il Fondatore e i frati che lo seguono. Segno, a dir poco, di modesta ecclesialità. Perché non permettono al gruppo maggioritario dei frati di costituire un altro ramo scegliendo il medesimo carisma nel suo sviluppo omogeno, ispirato dai Fondatori e approvato dalla Chiesa? Segno di povertà ecclesiologica ma di potere ecclesiastico?
Perciò, pur appartenendo ormai alla compagine vivente del Corpo mistico del Signore, il carisma non smette di conservare la sua origine divina e umana: il suo provenire da Dio e da un fondatore, i quali rimangono sempre la causa efficiente del carisma, una principale e l’altra strumentale. Dimenticare da dove il carisma proviene significa dimenticare primo o poi lo stesso carisma. In concreto: esiliare i due fondatori, trattandoli come fraticelli qualunque, con il pretesto che il carisma non è più dei fondatori, significa provocare, prima o poi, in un prossimo futuro, uno smarrimento dell’origine. Si pensi a un uomo vivo che non sa chi sono i suoi genitori. La stessa cosa.
Se S. Francesco potesse parlare
Ma c’è di più. L’appartenenza del carisma alla Chiesa necessita sempre una testimonianza vivente che possa contribuire alla sua vivificante implementazione a favore di tutto il popolo di Dio. Un carisma non è un fossile privo di vita, o, per dirla con Papa Francesco, «non è una bottiglia d’acqua distillata». È vita di un ordine religioso, di un istituto, di un’associazione pubblica di fedeli. E perché vita, conosce un progresso che genera vita, che genera la santità della vita. Così i Santi (fondatori o discepoli) sono i testimoni più autorevoli di quel carisma, della sua intrinseca bontà, che così è lievito per tutta la Chiesa.
Un fondatore non può essere accantonato se non per smarcarsi da questi e trasformare un ordine religioso in un’altra cosa. Il problema dei maggiori ordini religiosi, la grave crisi identitaria e vocazionale in cui versano, non è dovuta proprio all’aver “esiliato” i fondatori e quindi la regola per cercare un ammodernamento della vita religiosa al passo con i tempi, considerando quelli del fondatore ormai superati? Il tempo e il mondo di oggi hanno messo da parte il tempo e il mondo di S. Francesco, ad esempio; ma con il tempo e il mondo del Serafico d’Assisi si è messa da parte anche l’osservanza del Vangelo di S. Francesco d’Assisi.
È nata la cosiddetta “Questione francescana”, la quale potrebbe essere ricondotta proprio a questi termini: da una parte S. Francesco e dall’altro i francescani, senza possibilità di un incontro vivo se non mediante il metodo storico-critico applicato alle fonti, vivisezionate e lasciate in ogni caso nel loro passato storico. Così la vita si spegne e S. Francesco rimane un personaggio della storia, che non ha più niente da dirci se non suscitare forse la nostra ammirazione per il suo amore agli uccellini.
No. S. Francesco parla ancora attraverso i suoi scritti, i suoi esempi, le sue opere. E parla soprattutto attraverso i suoi figli santi, i grandi Santi dell’Ordine Serafico.
Allo stesso modo (rispettando la debita analogia), è semplicemente pretestuoso dire: mettiamo da parte p. Stefano Manelli perché il carisma appartiene alla Chiesa. Non è necessario che il fondatore sia santo, se lo è ancora meglio, perché rimanga testimone autorevole di quel carisma nella Chiesa, ma è necessario che il carisma sia approvato dalla Chiesa perché gli sia riconosciuto il ruolo testimoniale di fondatore. Ruolo testimoniale che si specchia nel suo compito di guida, sub ductu Ecclesiae, nell’implementazione corretta di quel carisma.
Il fondatore rimane il testimone e il maestro più qualificato di quella ispirazione carismatica, della cui corretta interpretazione può beneficiare tutta la Chiesa. A lui, ai suoi scritti, alle sue opere, si può e si deve ancora ricorrere, e così si è sicuri di non sbagliare. Come può rivivere oggi l’ardore fondazionale, le cosiddette “origini”, se non per mezzo della presenza vivificante della memoria del fondatore? E se poi, guarda caso, questi è ancora vivo, non è meglio?
Metterlo da parte, senza motivi, senza accuse fondate e dimostrate di suoi presunti abusi, ma solo per ragioni altre, che al momento rimangono oscure, non è un bel servizio che si fa alla Chiesa. O meglio, è quel servizio che alcuni uomini di Chiesa hanno fatto ai figli eletti della Chiesa in determinati momenti nodali della storia.
Svela in ogni caso chiaramente la mens dei nuovi arrivati: strappare il carisma a chi lo “possiede”, e presto trasformarlo in un’altra cosa. Senza un’origine e perciò senza più quelfine. Si riaprirà un nuovo capitolo della Questione francescana, che soffocherà, presto o tardi, lo «spirito dei fondatori e le sane tradizioni». (Maurizio Grosso)
http://www.corrispondenzaromana.it/il-carisma-strappato-al-fondatore-dei-francescani-dellimmacolata/
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